lunedì 22 novembre 2010

Scuole e città. Concretezza e pensieri lunghi


Rosanna Facchini


Quest’incontro ha, e vuole avere anche , valenza di ipotesi di lavoro per il ritorno a Bologna di un’ amministrazione vera e,allora, sembra utile stare alla concretezza dei problemi e delle soluzioni praticabili,senza esonerarsi dai “pensieri lunghi”.
Per punti
1. stante il “muro” ,di fatto e di diritto tuttora invalicabile, del patto di stabilità che colpisce anche i territori virtuosi, impedendo perfino di utilizzare risorse finanziarie disponibili,si può intanto percorrere la strada della forma giuridica dell’Istituzione, cui affidare l’insieme degli storici e gloriosi interventi educativi e pedagogico - culturali del Comune di Bologna – nidi e scuole dell’infanzia , Servizi Integrativi,Centri Famiglie, Aule Didattiche Decentrate ,CD/LEI…
2. …..e contemporaneamente pensare ad istituire la Direzione Pedagogica di tale Istituzione ,magari con uno staff capace di conferire unitarietà agli interventi e di irrobustirne la prioritaria valenza educativa,anche per rilanciare una Bologna capace di futuro,che promuove i diritti di cittadinanza e non “ripara solo i danni”
3. corroborare la rete di tutti i Comuni con Istituzioni Scolastiche Autonome pubbliche statali e paritarie,comunali e private : occorre davvero studiare e realizzare il percorso istituzionale ed amministrativo capace di interpretare qui, e in dimensione di area metropolitana , la Riforma costituzionale del 2001,dopo la quale il panorama istituzionale è ABITATO da una nuova e significativa autonomia:la scuola! L’idea, già in pista peraltro,ma da rafforzare secondo criteri di pari valenza istituzionale, è proprio quella di una CITTA’ METROPOLITANA della SCUOLA
4. da questo punto di vista un’attenzione particolare va destinata all’Aldini Valeriani Sirani,di cui è in corso il progressivo passaggio di gestione all’Amministrazione statale, non solo per coerenza con l’obiettivo di area vasta,appena indicato, ma anche per la storica sinergia tra la sua funzione formativa e il tessuto produttivo e socio- culturale del territorio bolognese
5. fuori dalla Pedagogia contabile e tele giornalistica del governo,nella concretezza: il 73% delle famiglie di questo territorio chiede il Tempo Pieno, il 26% chiede un Tempo modulare tra le 27 e le 30 ore di scuola ,solo l’1% si è fatto distrarre dal “maestro unico”! (che al 90% e rotti è donna!)……….
6. una situazione tre volte penalizzante per le donne bolognesi che, già colpite per prime da CIG e da licenziamenti in tutti i settori produttivi,avranno ancora meno possibilità di conciliare tempi di vita lavorativa, famigliare, personale, con un tempo scuola indifferente a tali tempi, oltre che pedagogicamente “nemici” con i tempi di vita, di apprendimento,di relazione dei bambini e delle bambine ; e che dire delle donne , che non troveranno più la loro cattedra e saranno”disoccupate invisibili”,con uno spreco di capitale culturale e professionale inaccettabile
7. a fronte di questo,vanno evitate due semplificazioni letali:
in sede politica : il tema non va lasciato alla sola azione sindacale,peraltro già abbondantemente insidiata da sistematiche e continue delegittimazioni governative e l’hanno ben capito, per primi, i cittadini-genitori in una stagione di straordinaria partecipazione alla vita della scuola, superiore perfino,forse, a quella della stagione dei “decreti delegati”!
in sede amministrativa :non si può pensare al alcuna forma di “supplenza” da parte dei Comuni che ,praticata in altre stagioni, ha “tirato la volata” anche alle politiche nazionali,facendo di questo territorio il “laboratorio didattico nazionale”,che ha prodotto la scuola media unica, la scuola statale dell’infanzia, l’innalzamento dell’obbligo scolastico;questa domanda di tempo scuola è una domanda matura, cui si può, e si deve , rispondere con un ruolo protagonista delle autonomie locali,istituzionalmente responsabili del diritto alla scuola dei propri cittadini nella sede propria della Conferenza Stato-Regioni,un protagonismo pari almeno a quello che si sta esercitando in questi giorni, in materia edilizia,e non con altri “spezzatini” di tempo pedagogicamente indifferente e neppure con risposte contabili,che per quanto concrete e vere, assumono inevitabilmente la connotazione di “esonero di responsabilità” che nessun amministratore locale può permettersi…..
8. …per finire (provvisoriamente):è tempo di dare corpo al Piano regolatore dell’Offerta formativa ,attivando da subito, un monitoraggio di tutte le strutture edilizie delle scuole ,non solo per la necessaria revisione degli standard di sicurezza, ma anche e soprattutto per aggiornare/implementare la qualità degli ambienti di vita e di apprendimento dei nostri figli ,almeno secondo due criteri:
tecnologico: accesso a internet e disponibilità concreta delle ITC,come ad es: le Lavagne Interattive Multimediali (L.I.M.)
ecologico:attivazione di tutte le soluzioni di risparmio energetico di acqua,riscaldamento, elettricità che potrebbero anche costituire un “volano” per dare ossigeno al settore edilizio,in alternativa ai “condoni anticipati” che costituiscono ormai l’unico percorso governativo
relazionale : salvo le scuole superiori, che hanno la “sala insegnanti”,spesso arredata solo da un tavolo e da armadi metallici anonimi e obsoleti, in nessuna scuola sono previsti spazi di lavoro e di relazione per gli adulti che nella scuola lavorano e alla scuola mandano i loro figli : l’idea invece dovrebbe/potrebbe essere quella di avere stanze di incontro tra insegnanti, tra genitori,tra genitori e insegnanti,”copiando” le soluzioni che pure sono state realizzate per le scuole dei più piccoli e nei Centri per le famiglie……. e per una scuola di comunità professionale e relazionale come presidio culturale di territorio,in centro e nelle tante periferie, anche qui da noi……

Sono pensieri e parole da pedagogista,convinta che la politica e l’amministrazione hanno tutto da guadagnare, facendosi attente alla domanda di futuro che la pedagogia,per dovere epistemologico ,tenta di intercettare, e una sana iniezione di cultura pedagogica è sicuramente una strada “buona” per incontrare cittadini e cittadine e per interpretarne bisogni e diritti .

Contributo al Forum pubblico “Le scuole e la città”.
Bologna, 10 Novembre 2010