sabato 20 novembre 2010

Scuole e città. Negoziare le conoscenze

Franco Frabboni

Da alcuni decenni, il sistema di istruzione emiliano-romagnolo (apripista riconosciuto di una scuola 3 volte E: Efficiente, Efficace, Equa) ha dato le ruote a un sistema formativo “integrato” che si qualifica per la messa a disposizione di aule didattiche/più sia all’utenza dell’obbligo, sia a quella del postobbligo. Come dire, la nostra Regione dispone di un sistema di istruzione - a base territoriale - dove la scuola pedala sullo stesso tandem con le “teche” (ludoteche, biblioteche, museoteche, pinacoteche, musicoteche, mediateche) disseminate nei contesti urbani e nelle aree interne. Rinforziamo il concetto. Dagli anni ottanta, il territorio regionale ha inaugurato un fecondo rapporto di “reciprocità” tra la cultura del dentro-scuola e quella del fuori-scuola secondo linee di complementarità delle rispettive risorse educative. Questa, la finalità perseguita. Il tramonto di un sistema di istruzione corpo/separato dalla variopinta rete delle agenzie formative presenti nei tessuti cittadini e periferici.

UN DIECI TONDO AULE DIDATTICHE DECENTRATE. - Questo sistema di istruzione “integrato” - che brilla di luce intensa sulle nostre pianure e colline - gode di eccellenti voti pedagogici e didattici. Ne citiamo cinque.
(1) Bel/voto alla pratica dei Laboratori extrascolastici, il cui merito é di ridimensionare la persistente egemonia dell’aula-classe quale unico luogo capitalizzazione delle conoscenze. (2) Bel/voto al rispetto gli Stili cognitivi di ciascun allievo, proprio perché le aule didattiche/più favoriscono l’ apprendimento su-misura. (3) Bel/voto alla Negoziazione attiva e creativa delle conoscenze da parte degli allievi: impegnati a progettare, costruire e verificare - insieme - i saperi raccolti nel territorio. (4) Bel/voto a un’istruzione che vola nei cieli della Ricerca: nel fuori-scuola si impara a curiosare e a scoprire - da soli e/o in gruppo - le conoscenze. (5) Bel/voto a una compiuta Integrazione degli allievi in difficoltà nei processi di socializzazione e di apprendimento: proprio perché nelle aule didattiche decentrate i disabili si sentono in sintonia con il loro mondo di cose e di valori.

UN VOTO IN PIU’: LA LODE. Nelle contrade del nostro Paese dove si negoziano le conoscenze tra la scuola e la città nascono ben visibili passioni e mobilitazioni popolari nel nome dell’educazione delle giovani generazioni. Sono territori che si popolano di larghi/girotondi tra studenti, insegnanti, genitori, enti locali, volontariato, parrocchie. Il tutto nel nome di un’istruzione democratica: per i ricchi e per i poveri, per gli abili e per i disabili, per gli italiani e per gli extracomunitari. E’ un crescente movimento di protesta contro la “riformicchia” della Gelmini: in grado di dare vento alle bandiere di un popolo progressista che difende con i denti la sua scuola “pubblica”. La sola garante sia del diritto di tutti gli allievi allo studio (antidoto contro ogni rigurgito discriminatorio), sia di un’elevata qualità dell’istruzione (antidoto contro ogni sapere coccodé).